Ciao Simone, ciao Marco…
… Cosa avete pensato quando vi hanno parlato per
la prima volta del progetto “Una mano per il Gargano”?
Simone: “La Mano.
l’incubo di un disegnatore”
Marco: “Si può fare,
amico (amica a dire il vero)”
… Cosa vi ha convinto a prendere parte al
progetto?
Simone: Mi ha convinto Marco
Marco: Mi ha convinto
Simone, ahahah scherzo! Siamo abruzzesi e ci ha convinto il nostro affetto
verso una terra che ci è così vicina. Il nostro è un gesto di buon vicinato.
… Cosa vi ha ispirato nel processo di creazione
dell’illustrazione che avete realizzato per “Una mano per il Gargano”?
Simone: Veloce brainstorming con il Taddei alla
Beavis&Butthead su un divano per buttar giù le didascalie, del tipo
“Mannaggiacristo” “Beawhehaehah.. figata”,
poi mi son chiuso nel mio studiolo per realizzare il design delle mani e
incastrarle in un micro racconto di immagini. Li ho scavato un po’ nei ricordi
e nelle passioni. Gli sport estremi, lo spazio siderale, gli alieni, il
controllo di massa, i superalcolici, i cani, ecc.
Marco: i Campari.
… Qual è l’emozione principale che sperate possa
suscitare la vostra opera?
Simone: “Beawhehaehah.. figata”
Marco: “Questi due sono
così idioti che mi fanno ridere un sacco.”
… Come è nata la vostra collaborazione artistica?
Simone: Ci siamo incontrati un ventesimo di
secolo fa in una fanzine pescarese, lì abbiamo iniziato a collaborare prima con
racconti illustrati poi con veri e propri fumetti. Nel 2011 è stato dato alle
stampe il nostro primo libro a fumetti “Storie brevi e senza pietà” al quale è
seguito “Altre storie brevi e senza pietà” entrambi per la Bel-ami edizioni di
Roma. Quest’ultimo ci ha dato molte soddisfazioni: l'edizione per il mercato americano con la
Tinto Press di Denver ed il Premio Missaglia 2014 al Treviso Comic Book
Festival come autori rivelazione.
Marco: Ci siamo
incontrati ad una messa nera in realtà, Simone era la vergine sacrificale che
io ho salvato in extremis dando un cazzotto a Belzebù in persona!
… State lavorando assieme ad Anubi. Raccontateci
qualcosa di questo progetto.
Simone: Dopo due libri di fumetti brevi ci siamo
lanciati in un fumetto lunghissimo. Abbiamo un grande editore che scalpita.
Marco ha concluso tutta la sceneggiatura. Ho disegnato metà della storia. Il
bicchiere è mezzo pieno. Abbiamo un piccolo diario di bordo qui http://signoranubi.tumblr.com
Marco: Anubi ormai è
diventato quasi un parente, dato che è più di un anno che mi frulla in testa,
con le sue storie, i suoi amici, i suoi strani incontri... oramai mi parla per
strada, l'incontro al bagno, mi scrocca da bere, mi perde le chiavi di casa, si
fuma i miei bigliettini da visita, finisce l'incenso al bergamotto - che è
quello che preferisco, si frega le mie idee per i tatuaggi, ficca la polvere
sotto il tappeto, si rivende i mobili che ho diligentemente acquistato ad Ikea,
mi iscrive ad una palestra di lusso in centro, mi combina appuntamenti al buio
con maestre elementari, mi costringe ad ascoltare i Pink Floyd quando invece
vorrei sentire solo Tenco, mi inchioda tutti i DVD di Godard al muro e tante
altre cosette. Io lo seguo, l'assecondo, gli chiedo perché? Ma lui non mi
risponde mai ed io afflitto esco, schiacciato anche solo dal peso minimo del
pastrano e seguo il declivio della strada fino al bar e mi seggo mogio mogio ad
un tavolino, ma poi lo vedo che dal fondo della strada si sbraccia a salutarmi
e grida fastoso come un fuoco d'artificio rosso e arancione: “Ohi ma dove
diavolo eri finito? Mi offri da bere?” E io allora sono felice. In un modo
avido e grigio, Anubi è l'unica cosa che mi fa sentire ancora un essere umano.
… Lavorare in squadra non è sempre facile:
secondo voi qual è il segreto per riuscirci con successo?
Simone: Saper prendere i meriti altrui e saper donare
i propri meriti all’altro, è come una gara di rally. Pilota e Navigatore. Sennò
si sbatte. E poi si deve sapere bluffare come nel poker.
Marco: Quando lavoro
con Simone tengo sempre un revolver ben in vista infilato nei pantaloni.
… Fuori dal lavoro, quali sono gli hobby e le
passioni che vi ricaricano, che vi danno energia e magari anche ispirazione?
Simone: Il giardinaggio, la valetudo, la michela,
l’alpinismo e gli animali
Marco: Mi ispirano le
costellazioni, la linea dell'orizzonte quando trema, lo smog, le pantofole che
mia nonna tiene nel terzo ripiano della scarpiera nella sua vecchia casa di
montagna, gli insetti che saltellano, un libro chiuso di cui non ho mai letto
una parola, una lama di luce, un fiotto di sangue, una falena inchiodata ad uno
spillo che pare ancora muoversi, la strada limacciosa che costeggia i laghi, le
lattughe nelle cassette al mercato, ed infondo sono fortunato dato che la
scrittura per me è la vera, intramontabile, incontrollabile forma di carica
esistenziale. Per il resto passeggio nell'abisso, assieme a tutti gli altri.
… L’hashtag del nostro progetto è
#SegniDiRinascita. Quale è stato per voi un “segno di rinascita” nella vostra
storia personale e/o artistica?
Simone: Capire che non si deve per forza
apprezzare e far parte di tutto.
Marco: Leggere un mio
lavoro, arrivare alla fine e non dire, come al solito: “Mio Dio, che
scempiaggine!”